Attraverso questo progetto racconteremo l’ingente patrimonio della cultura popolare del territorio frentano, a partire dalla vigile memoria di quella sorta di matriarcato silenzioso che sono e, soprattutto sono state, le donne di tutte le generazioni.
Partiremo dalla ricetta per parlare di cibo, di come si produce e di come si trasforma. Ritroveremo in quelle preparazioni e in quei rituali il valore intrinseco della civiltà agro-pastorale di questo territorio ricco e meraviglioso che è l’Abruzzo che dalla Majella orientale, la montagna madre, guarda il mare. Infine impareremo a fare memoria attiva, narrando ciò che quella preparazione o quel singolo prodotto hanno rappresentato e rappresentano per l’economia locale e per la cultura e le tradizioni del territorio frentano.
Parlare di cibo, significa parlare di salute, benessere, conoscenza dei tempi e delle stagioni della natura e del rapporto che lega gli uomini alla loro terra e fa nascere i prodotti più buoni. Ma significa anche consapevolezza delle sequenze dei processi di lavorazione che consentono di trasformare determinate materie prime in prodotti finiti di uso quotidiano.
Per questo riteniamo che parlare di cucina popolare oggi non sia solo uno strumento per fare memoria, ma per costruire un cammino moderno di riscoperta della tradizione gastronomica, capace di stimolare sensibilità nuove e generare economia in un processo che porti alla conoscenza delle produzioni locali, degli operatori, di nuovi spazi di consapevolezza.
L’impegno è a sostenere e tutelare i piccoli produttori per non perdere la tradizione, raccontando al meglio il territorio frentano più autentico. Partendo appunto dalla cucina popolare e da un ingrediente da proteggere, l’artigianalità, con l’obiettivo di custodire il patrimonio di saperi che esiste dietro a ogni piatto.
Il cuoco contemporaneo deve custodire la cucina popolare: una cucina che appartenga a tutti e non si allontani da nessuno.